Esattamente cento anni da a quella notte in cui le monache furono costrette a lasciare tra le lacrime il loro Monastero. Il Signore tuttavia indicava una “nuova terra”, una casa più grande seppur diroccata ove poter costruire una Comunità per innalzare a Dio continuamente il canto del ringraziamento e della lode. Una celebrazione sentita e apprezzata de tutti, preparata da un triduo senza precedenti per i suoi incontri inediti. Dal giorno dedicato alla famiglia, a quello dei giovani in cui per la prima volta un gruppo di ragazzi del paese hanno avuto il primo contatto con la Comunità monastica, al giorno della Vita Consacrata resa straordinaria dall’incontro con le consorelle di Veroli e altri istituti religiosi.
Il tutto ha trovato felice conclusione nei festeggiamenti alla presenza del Vescovo monsignor Ambrogio Spreafico, con il quale tutta la Comunità si è recata nell’ex Monastero, oggi sede comunale, per commemorare quella “tremenda notte”.
Una festa colorata di musica e di canti, tra discorsi e applausi, bagnata da lacrime di commozione e allietata da splendidi sorrisi, resa unica da dall’unico vero grazie: l’Eucarestia prolungata dallo spirito fraterno con l’apertura delle porte del Monastero.
La chiave di tutto? Un Semplice e profondo grazie a Colui che permise tante lacrime e sofferenza, da riempire oggi i cuori di ineguagliabile gioia per aver moltiplicato la casa da una a due: la fondazione della vita monastica in terra messicana (avvenuta nel giugno 2014), dalla terra degli Ernici a quella degli Indios. Una storia che ha conosciuto cento anni, dipinta di lacrime di gioia.
Ed è proprio questa gioia che vogliamo cogliere ed evidenziare nel compimento del primo centenario della rifondazione monastica, se così possiamo definirla, carica di entusiasmo, di nuove vocazioni e di una nuova e recente fondazione in Messico.